Primos de sa sigunda midade de su Noighentos. Biddanoa de Forru. Una bidda pitica de sa Sardigna. In sos montrigos durches de sa Marmidda, unu carru a boes avantzat a passu lenu in sos campos messados. Sètzidu subra sas mannas de trigu, in pitzu, su pipiu si godit s’ispetàculu. Sighende sos ammentos e cun una cinepresa S8, a pustis de bint’annos (1981), oramai fatu a mannu, s’autore/regista, documentat cussu mundu antigu. S’istentat in sa treuladura de su laore in s’argiola. Sas màgines in pellìcula, isarbolidas dae su tempus, torrant a sa memòria e cunsagrant su traballu fitianu de babbos nostros, s’amore issoro pro sa terra.

Inizi della seconda metà del Novecento. Villanovaforru. Un piccolo paese della Sardegna. Tra le dolci colline della Marmilla, un carro a buoi avanza lentamente tra i campi mietuti. Seduto sui covoni di grano, a prua del carro, il bambino si gode lo “spettacolo”. Sul filo della memoria e con una cinepresa S8, vent’anni dopo (1981), il regista, documenta quel piccolo mondo antico. Si sofferma sulla trebbiatura dei cereali nell'aia .Le immagini in pellicola, sbiadite dal tempo, rievocano e consacrano le fatiche quotidiane dei padri e il loro amore per la terra.

At the beginning of the second half of the twentieth century. Villanovaforru. A small town in Sardinia. Among the rolling hills of the Marmilla, an ox cart loaded with sheaves of wheat moves forward slowly among the harvested fields. From the top of the cart an eight-year-old child is enthusiastic and enjoys the "show". On the edge of memory and with an S8 camera, twenty years later (1981), now an adult, the director documents that little ancient world. He focuses on the threshing of cereals in the farmyard. The film images, faded by time, recall and consecrate the daily labors of our fathers, their love for the earth.

L'ultimo covone

La "Caccia alla giovenca" di Guasila è una manifestazione-rodeo che negli anni ha riscosso sempre più successo. Le immagini ci mostrano una delle prime edizioni, scevra da sovrastrutture turistiche derivate dal successo. Oltre alla "Caccia alla giovenca" è possibile assistere alla splendida e suggestiva processione della "Vergine Assunta", il cui simulacro dormiente viene adagiato sul carro addobbato a festa e trainato da possenti buoi.

Caccia alla giovenca. Guasila

il documento mostra la sfilata dei costumi tradizionali dei diversi paesi della Sardegna lungo le strade in festa della città di Cagliari. Sono visibili inoltre i caratteristici carri del campidano trainati dai buoi, "is traccas", e i rappresentanti della municipalità cagliaritana che sfilano a cavallo e accompagnano il cocchio del santo. A fine documento sono mostrati dei balli in un paese della Sardegna.

299° Sagra di Sant'Efisio: Cagliari 1955

Donne in abito tradizionale  su di un carro a buoi

Orotelli, carro a buoi

Il carro a buoi trasporta la statua del Redentore

Aiace, per vendicare un torto subito,vorrebbe fare una strage di soldati ma, offuscato da Atena, uccide una mandria di buoi sacri. Ripreso coscienza dell'accaduto tenta di uccidersi, fino a riuscirci. Dopo averlo lasciato insepolto per monito, alla fine alcuni capi lo sepelliranno

Aiace

Agricoltore, il signor Sardara parla in modo dettagliato della coltivazione del grano e della sua passione nel collezionare e costruire attrezzi agricoli. Personalità vivace e multiforme, dedica parte del suo tempo libero alla pratica della scrittura e della poesia. La sua competenza verte inoltre sui riti della Settimana Santa e della Festa di San Costantino a cui di solito partecipa attivamente mettendo a disposizione il suo carro a buoi. Conclude l'intervista intonando alcune strofe del "Rosario cantato" di Genoni.

Genoni, intervista a Sardara Luigi

Desulo, scorcio del paese con carro a buoi

Campidano, cortile con buoi a riposo e carri

Gruppo misto in posa con buoi dalle lunghe corna in occasione della vendemmia

Il signor Pasqualino Barrottu ha svolto il mestiere del pastore fin dalla tenera età. Degli anni dell'infanzia ricorda infatti la necessità di contribuire attivamente al sostentamento della famiglia, seguendo il gregge e vendendo il latte al caseificio. Ricorda inoltre la fatica della trebbiatura a buoi condiviso con gli altri paesani e i festeggiamenti a giugno in caso di buona annata. In età adulta trova lavoro stabile presso una grande azienda agricola, dove rimane fino al pensionamento. Conclusi gli studi in terza elementare, ha preso la licenza media da adulto.

Berchidda, intervista a Barrottu Pasqualino

Gruppo in posa con buoi dalle lunghe corna in occasione della vendemmia

Il filmato mostra la processione votiva in onore di uno dei Santi sardi più venerati nell'Isola: Sant' Ignazio da Laconi. La presenza di accompagnamento musicale, canti in "Limba", gruppi folcloristici e cavalieri, attribuiscono alla manifestazione una connotazione molto intima e particolare. Il carro a buoi, che trasporta il simulacro di Sant' Ignazio tra le vie del paese, è parte di un'antica tradizione che si perde nella notte dei tempi.

Festa di Sant'Ignazio. Setzu

Fin da bambino il signor Giuseppe Atzori si è occupato di pascolare i buoi della famiglia, raccogliere legna e trasportare il carbone. Chiamato sotto le armi per cinque anni, una volta tornato a casa si è sposato, ha messo su famiglia e ha ripreso a fare il contadino.

Marrubbiu, intervista ad Atzori Giuseppe

Un ricco corredo di splendide immagini documentano la costa e il territorio di Arbus. Dopo una passeggiata fra le spettacolari dune di Piscinas, con Paolo Pusceddu assistiamo alla tradizionale
lavorazione del coltello arburese. Segue una breve passeggiata per le vie del paese a bordo di un tipico carro a buoi.

Pro Sardigna, Arbus

Il signor Matteo Floris racconta dell'infanzia a Onifai, di come venivano allevati i bambini e delle abitudini familiari. A sette anni inizia a condurre i buoi al pascolo e a occuparsi dei maiali, alternando queste incombenze con la scuola. Nella prima adolescenza trascorre lunghi periodi lontano da casa al seguito del bestiame. Una vita di sacrifici quindi, ma paragonata ai tempi di oggi, più rispettosa dei valori umani e delle regole del vivere civile.

Onifai, intervista a Floris Matteo

Di grande interesse la testimonianza del signor Guerino Addari, fabbro di grande esperienza. Racconta del suo apprendistato presso la bottega di un mastro ferraio ed illustra come ancora oggi vengono prodotti artigianalmente i diversi utensili agricoli e gli aratri di ferro. Descrive inoltre come avviene la tempra dei metalli e la ferratura dei buoi e dei cavalli.

Usellus, intervista a Addari Guerino

Alla soglia dei cento anni, il signor Michelino Atzeni ricorda l'infanzia segnata dalla morte prematura del padre e dalla necessità per la sua famiglia di trovare in lui un sostegno per le scarse entrate di danaro. Inizia pertanto a fare il porcaro per poi dedicarsi alla cura delle pecore e dei buoi, andando incontro a lunghi anni di sacrifici e disagi. Nonostante tutto, ha nitidi ricordi dei giochi e della spensieratezza della sua fanciullezza., Alla soglia dei cento anni, il signor Michelino Atzeni ricorda l'infanzia segnata dalla morte prematura del padre e dalla necessità per la sua famiglia di trovare in lui un sostegno per le scarse entrate di danaro. Inizia pertanto a fare il porcaro per poi dedicarsi alla cura delle pecore e dei buoi, andando incontro a lunghi anni di sacrifici e disagi. Nonostante tutto, ha nitidi ricordi dei giochi e della spensieratezza della sua fanciullezza.

Ales, intervista ad Atzeni Michelino

I due thurpos davanti rappresentano una coppia di buoi assicurati mediante una fune a un terzo thurpu, il contadino. Talora i due thurpos-boes, aggiogati, trainano un aratro, seguiti sempre dal terzo thurpu. Tutti e tre sos thurpos indossano un pastrano nero d'orbace e portano una cintura ad armacollo con alcuni campanacci e campanelle, hanno il viso annerito con sughero bruciato (gherdone) e tengono, a completare il mascheramento, il cappuccio calato sugli occhi.

Orotelli, sos thurpos

La raccolta di fotografie dedicata alla poesia estemporanea è stata  realizzata nella primavera del 2005 da Antonia Dettori su commissione del Comune di Villanova Monteleone (SS) in occasione del centenario della nascita di Remundu Piras, poeta improvvisatore nato a Villanova Monteleone il 29 ottobre 1905. Per la commemorazione dell'evento fu allestita a "Su Palatu e sas iscolas" la mostra fotografica di immagini in b/n, intitolata "Logos de ammentu / Luoghi della poesia improvvisata".  Attraverso il linguaggio delle immagini, l'autrice ha cercato di dare una lettura personale e contemporanea dei luoghi che hanno visto crescere e svilupparsi la cultura dei "cantadores". Il reportage è organizzato su tre livelli: i ritratti dei poeti, i paesaggi dei luoghi dove è nata la poesia estemporanea e l'atmosfera che l'ha ispirata. Un viaggio attraverso i luoghi, i paesaggi e gli uomini, dai più giovani agli anziani, che si dedicano tuttora al verso ritmato. 

Buoi

il filmato è stato girato nel 1961 in occasione della Cavalcata di Sassari. Le immagini si riferiscono a momenti diversi della manifestazione. È posta particolare attenzione agli abiti tradizionali delle persone che sfilano coi gruppi folk, ai carri trainati dai gioghi di buoi bardati a festa, all’espressività corporea durante le danze.

Cavalcata 1961

S’urtima manna

San Nicolò d'Arcidano, buoi per la processione di Sant'Isidoro

L'abbigliamento tradizionale rappresenta uno dei più efficaci simboli d'appartenenza, in grado di demarcare le identità collettive, regionali e nazionali. Ciò che oggi si è soliti indicare genericamente come "costume sardo" rappresenta l'esito di un lungo processo di trasformazione protrattosi dal XVI secolo sino alla fine del XIX secolo. Nell'orizzonte tradizionale l'abito svolgeva la funzione di comunicazione sociale, giacché rendeva immediatamente riconoscibile la regione d'appartenenza, il sesso, l'età, lo stato anagrafico e il ruolo di ciascun membro della comunità. A partire da una base di vestiario abbastanza omogenea, i cui elementi si articolano fra di loro in svariate combinazioni, si arriva ad ottenere anche in aree territoriali ristrette un numero notevole di tipologie di abito tradizionale

Aritzo, carro a buoi

Il cocchio di Sant'Efisio trainato dai buoi

La tradizione della processione del 1 maggio in onore di sant'Efisio nacque nel lontano 1657, come scioglimento di un voto fatto al santo dalla città di Cagliari. L'anno precedente la cittadinanza, colpita con particolare veemenza dalla peste propagatasi nell'isola dal 1652, aveva pregato il santo, promettendogli che, se l'epidemia fosse cessata, ogni anno si sarebbe svolta una processione in suo onore dal quartiere di Stampace fino a Nora, ove Sant'Efisio venne martirizzato il 15 gennaio del 303 secondo alcune fonti, secondo altre nell'anno 286. Per lo svolgimento della processione venne scelto il mese di maggio; momento di particolare rigoglio della natura, a significare sul piano simbolico la vittoria della vita sulla morte. La processione coinvolge oggi gruppi folk provenienti da tutta l'isola. Tutti indossano il costume tradizionale del proprio paese d'origine: è la festa di tutta la Sardegna. Non solo evento folkloristico, ma anche momento di forte coesione identitaria. Sfilano anche le traccas (carri a buoi decorati e addobbati a festa), che ospitano attrezzi da lavoro, oggetti di produzione artigianale, pani e dolci tradizionali finemente lavorati. Dopo il passaggio del cocchio col simulacro del santo, la processione prosegue, in tono più intimo e dimesso, fino a Nora, ove la statua resterà esposta alla venerazione dei fedeli fino a 4 maggio, quando farà rientro a Cagliari.

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