L'isola dell'Asinara, lunga poco meno di 18 km e larga fino a 6, si trova nel territorio del Comune di Porto Torres in provincia di Sassari: è una delle più suggestive isole del Mediterraneo avendo mantenuto inalterato il proprio fascino naturalistico. E' stata a lungo sede di una colonia penale: questo ha fatto sì che i visitatori fossero, nel tempo, numericamente limitati, preservando quindi l'ambiente naturale. Dal 1997 è diventata Parco Nazionale e meta consueta di piccole crociere lungo la costa.

Mare Aperto : Asinara, n. 25

Ozieri, intervista ad Alberto Petretto sulla decisione della famiglia di non pagare il riscatto ai rapitori del fratello Nino, rapito pochi giorni prima. Attraverso numerose immagini del paese di Ozieri, il filmato offre uno spaccato sulla realtà giovanile: alla Questura di Ozieri alcuni giovani richiedono il porto d'armi per poter effettuare delle battute di ricerca dei rapitori. A Ozieri, alcuni studenti manifestano contro i sequestri e i ricatti. Attraverso la voce dei protagonisti si evince un clima di scarsa approvazione per un sistema che per troppo tempo è stato considerato la normalità nell’Isola.

TV7: il NO di Ozieri

Efix spera che don Predu e Noemi si sposino, ma lei rifiuta di accettare la proposta di matrimonio del cugino. Efix, diventato ormai cieco, pensando che quell'accecamento sia il castigo di Dio al suo passato delitto, lascia la casa e vive mendicando. Dopo molto tempo, durante il quale i suoi paesani lo credono in America, ritorna finalmente al paese e scopre che Giacinto lavora come mugnaio e che Grixenda ne è la fidanzata. Anche Noemi accetta l'offerta di don Predu di rilevare il podere salvandoli dalla miseria. Ormai sereno e consolato della buona sorte delle sue ex padrone, Efix può riposare e muore il giorno delle nozze di Noemi.

Canne al vento, 4

Il protagonista, Efix, coltiva l'ultimo podere rimasto alle tre nobili discendenti della famiglia Pintor ormai in rovina: Ruth, Ester e Noemi. Una quarta sorella, Lia, molti anni prima, è fuggita nel continente. Il padre (don Zame) che la inseguiva fu trovato morto sul ponte, e si credette ad una disgrazia. Fu, invece, Efix ad ucciderlo involontariamente mentre vegliava sulla fuga di Lia, di cui è segretamente innamorato. Il terribile segreto pesa ancora sulla coscienza del vecchio insieme ad una volontà tenace di espiazione, che si esplica in una dedizione assoluta ed umilissima alle dame Pintor. Tanto tempo è passato da allora, Lia si è sposata, ha avuto un figlio, Giacinto, e adesso è morta. La nobile casa cade a pezzi e le dame vendono di nascosto le verdure del poderetto. Nessuno conosce il delitto di Efix e quando Giacinto, orfano e scacciato per un furto dal suo impiego alle Dogane, viene a cercar lavoro in Sardegna, gli ritornano in mente i tragici ricordi del passato.

Canne al vento, 1

Storia della spiaggia del Poetto dal 1913, anno di installazione dei primi insediamenti balneari, al 1986, anno dell'abbattimento dei "casotti". Una sorta di documentario storico – costruito sull'accoppiamento di testo, documenti e fotografie d'epoca – che racconta l'evoluzione del costume balneare attraverso i piccoli e grandi eventi, l'architettura, il costume, le abitudini di un'intera cittadinanza che elesse il Poetto a propria residenza estiva, trasformandolo in breve tempo in un autentico villaggio.

La Città Estiva

Monografia dedicata a uno dei protagonisti della cultura isolana del primo Novecento.  Dagli studi Ginnasiali a Nuoro alla frequenza dell'Accademia di Belle Arti di Roma, ai suoi rapporti di amicizia con gli artisti del tempo: Melkiorre Melis, Mario Mossa de Murtas, Giuseppe Biasi. La pittura di Floris costituisce una visione intima della Sardegna, una incarnazione dei suoi antichi valori umani, della sua religiosità popolare profondamente radicata, la fedele rappresentazione della schiettezza di un popolo, attraverso il suo stesso linguaggio, semplice e chiaro. La sua produzione fissa un'immagine dell'Isola meno intellettualistica e più realistica, caratterizzata da una potente espressività arcaica.

Carmelo Floris

Album illustrato a colori da artista anonimo, ricordo donato "Al Cav. Carlo Lanfranco Ispettore della Banca d'Italia, che destinato a reggere per breve tempo la succursale di Sassari, seppe in difficili circostanze e con opera equanime, attiva, oculata ridonare al paese la fiducia in sè stesso e rapidamente riaffermare il prestigio del suo Istituto riacquistandogli copia di simpatia, i Cittadini della Provincia di Sassari memori e grati offrono. Sassari li Maggio 1902". Formato da 48 pp. mss. su cartoncino che contengono le firme di illustri cittadini di Sassari, Nuoro, Tempio, Alghero, Ozieri, Castelsardo, Ittiri, Nulvi, Ossi, Ploaghe, Porto Torres, Sorso, Bonorva, Pozzomaggiore, Thiesi, Villanova, Fonni, Dorgali, Gavoi, Orani, Siniscola, Benetutti, Bono, Mores, Oschiri, Pattada, Aggius, Calangianus, Maddalena.

Album manoscritto dei primi del '900

Il vecchio faro di Razzoli è ubicato nella parte settentrionale dell'isola omonima.
Il fabbricato è costituito da un volume parallelepipedo che si sviluppa su tre livelli fuori terra e culmina con la torre che un tempo ospitava il sistema di segnalazione.
Come documentato anche da alcune fotografie storiche, in passato la scansione dei prospetti era accentuata dalla presenza di bande orizzontali alternate, bianche e nere, ottenute mediante tinteggiatura. Dell’intonaco esterno rimangono oggi poche tracce; buona parte del prospetto principale mostra infatti la muratura a vista.

Vecchio faro di Razzoli

Era il lontano 1927, sono trascorsi più di ottant'anni da quando due comuni dell'alta Trexenta, Siurgus e Donnicalia, cessarono di amministrarsi in autonomia e, per decreto del re Vittorio Emanuele III, vennero unificati per creare il paese di Siurgus Donigala. 
Oggi le persone anziane ricordano con emozione gli avvenimenti di quel tempo.
Alcuni ricordi rappresentano gli avvenimenti della loro vita passata, altri sono frutto della memoria popolare che, trasmessa di padre in figlio, ancora oggi sopravvive. 
Nelle vie del paese è possibile osservare alcune arti antiche che ancora qualcuno svolge con la passione e la consapevolezza di essere tra gli ultimi depositari di saperi ormai quasi scomparsi. Il territorio di Siurgus Donigala mostra una natura sorprendente. Il paesaggio è dominato da dolci rilievi collinari e da montagne ricoperte di boschi e macchia mediterranea, tratti di un territorio ancora tutto da scoprire.

Siurgus Donigala e il suo territorio

Il signor Antonio Murru racconta la sua lunga esperienza di capraro iniziata fin dall'infanzia. Racconta inoltre come è cambiata nel tempo la vita del pastore.

Villagrande Strisaili, intervista a Murru Antonio 

Nicola Spano nacque a Tempio il 27 settembre 1883 da una famiglia di piccoli possidenti agrari. Frequentato il liceo a Cagliari, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza partecipando alla vita giornalistica del capoluogo sardo. Già fondatore del circolo socialista cagliaritano "Giordano Bruno", partecipò agli scioperi contro il rincaro del pane che lo spinsero successivamente a trascorrere circa un anno da latitante presso la famiglia, nella casa di campagna in zona Mantelli (Tempio). Nel 1908 fu messo in scena il dramma sardo in un atto dal titolo "Il dubbio", mentre nel 1912, complici anche i numerosi viaggi lavorativi a Torino, Bologna e Genova, fu inscenata la fortunata "novella scenica" intitolata "Cinghialetto" che ebbe poi molta fortuna anche in Spagna e in America del sud. Nel 1919 si candidò nella lista del Partito Socialista, mentre nel 1920 ricevette una promozione come segretario universitario a Bologna. Nel 1933 fu nominato direttore amministrativo dell'Università di Roma, pubblicandovi nel 1935 un ampio volume sulla storia dell'ateneo romano. Autore di numerosi testi teatrali, come "La donna d’Eguchi", "La vecchia poetessa" e "Il cavalier miseria", scrisse "L'uragano sulla tanca" nel 1926 , commedia in tre atti che venne rappresentata al Teatro Argentina di Roma e gli valse il secondo premio al concorso della rivista teatrale "Le scimmie". Autore teatrale di notevole spessore, viene facilmente misconosciuto dalla critica anche se, a suo tempo, fu personaggio assai importante nella vita culturale dell'Università di Roma dove fu formidabile organizzatore di eventi, specialmente teatrali. Dimostrò di prediligere non solo i classici della letteratura, ma anche i nuovi "mostri sacri" come Eliot, Brancati, Longanesi e Eugenio Montale al quale affidò importanti traduzioni di opere drammatiche (Collezioni del teatro dell'Università di Roma). Morì al Policlinico universitario di Roma il 20 settembre del 1949.

L'uragano sulla tanca

A centouno anni il signor Salvatore Spanu ricorda con vividezza momenti di vita legati a un passato spesso molto lontano nel tempo. Allevatore e contadino, rivela la sua passione per il gruppo folk locale.

Serdiana, intervista a Spanu Salvatore

Da tempo pensionato, il signor Giovanni Zanda ricorda i lunghi anni da pastore e quelli passati a fare l'operaio, senza mai dimenticare la sua vera passione: comporre e cantare la poesia in lingua barbaricina.

Fonni, intervista a  Zanda Giovanni

Agricoltore, il signor Sardara parla in modo dettagliato della coltivazione del grano e della sua passione nel collezionare e costruire attrezzi agricoli. Personalità vivace e multiforme, dedica parte del suo tempo libero alla pratica della scrittura e della poesia. La sua competenza verte inoltre sui riti della Settimana Santa e della Festa di San Costantino a cui di solito partecipa attivamente mettendo a disposizione il suo carro a buoi. Conclude l'intervista intonando alcune strofe del "Rosario cantato" di Genoni.

Genoni, intervista a Sardara Luigi

Relazione suddivisa in 17 articoli in cui sono riportati: oggetto dell'appalto, ammontare dell'appalto, designazione dei lavori, qualità  e provenienza dei materiali, prescrizioni generali di eseguimento, ordine da tenersi nell'andamento dei lavori, indicazione dei documenti che fanno parte del contratto, cauzione definitiva, tempo utile per il compimento dei lavori e penalità  in caso di ritardo, lavori non previsti, anticipazioni, lavori in economia, pagamenti in acconto, conto finale, collaudo, uso anticipato delle opere, rescissione del contratto, oneri ed obblighi speciali a carico dell'impresa assicurazione degli operai, norme per la misura dei lavori, disposizioni generali relative ai prezzi e loro invariabilità

Progetto vico Tuveri - Capitolato

Il signor Bingio Solinas si rivela una fonte inesauribile di informazioni per conoscere usi e tradizioni del comune di Siligo e di come quest'ultimo è cambiato nel tempo. Dopo i ricordi dell'infanzia, della scuola, dell'attività lavorativa in una cementeria, ci intrattiene raccontandoci anedotti su silighesi noti, sui divertimenti e le feste, sulla poesia sarda, sulla preparazione della salsiccia e la lavorazione dell'orbace.

Siligo, intervista a Solinas Bingio

L'esistenza del signor Anacleto Mascia ha conosciuto momenti di concreta sofferenza e privazione: internato in un campo di concentramento durante la seconda guerra mondilale, solo al termine del conflitto ha potuto far ritorno in Sardegna e ricostruirsi una vita. Agricoltore e per lungo tempo bidello in una scuola elementare, a 93 anni espone il suo punto di vista relativo alle evidenti differenze tra il modo di vivere di ieri e di oggi.

Ortacesus, intervista a Mascia Anacleto

A mezza via tra Campidano e Barbagia, Samugheo porta i segni tangibili di entrambe le regioni, visibili soprattutto nei giorni di festa, quando tra le case di trachite ritorna il profumo del pane di un tempo, il rumore di antichi mulini e le danze delle donne fasciate in antichi costumi, frutto di un'arte tessile impareggiabile.

Samugheo, sa'idde'e mesania

Il filmato rappresenta un documento socio-antropologico, ambientato a Quartu Sant'Elena, avente per tema il corteggiamento degli innamorati di un tempo e dei giovani odierni. In un insolito confronto tra generazioni, anziani e giovani rievocano alcune scene di corteggiamento rendendosi testimoni dei mutamenti culturali avvenuti nel corso del tempo.

Corteggiamenti

Quattro artisti sardi contemporanei a confronto: l'astrattista Giovanni Carta, che abbandona presto il realismo accademico per dipingere tele monocrome, un giovane serialista, Gianni Nieddu, che staziona davanti alle sue opere e le racconta; un autore che si sta dedicando con grande energia anche alla pittura, Filippo Martinez, dando forma alle sue storie prima scritte e poi filmate. E Pinuccio Sciola, artista "senza parole" che suona le sue sculture in pietra, arcaiche e contemporanee al tempo stesso.

Sardegna andata e ritorno, 4

Rosangela Castelli ha portato nella capitale il carnevale barbaricino nella rassegna che cura del GranCarnevale romano.
Gianmarco Careddu, percussionista, indossa una maschera dei mammuthones e dichiara il suo amore-odio per la tradizione. Il suo maestro Salvatore Corazza, batterista, ha suonato in tutto il mondo e ora organizza una rassegna musicale in Umbria che vorrebbe portare anche in Sardegna. Thomas De Gasperi del duo Zero Assoluto: ha scalato in poco tempo classifiche e fama nazionale. Racconta i luoghi e le esperienze nell'isola che lo hanno fatto crescere. Carlo Bagnolo è un discografico coraggioso, consulente ed esperto in diritti d'autore. A lui si deve la produzione di MuccaMacca, Punkillonis e SaRazza, gruppi originalissimi dell'isola. Enrico Sotgiu improvvisa un pezzo alle percussioni riempendo una scatola di spilli

Sardegna andata e ritorno, 20

Eleonora Carta si affaccia dal suo balcone di Alghero, la città dove vive dopo 30 anni milanesi in cui è stata attiva nel settore pubblicitario. E' tornata anche per studiare e ci spiega il senso di questo rinato bisogno. Clara Murtas interviene da Mulino Becciu a Cagliari; tornata anche lei di recente nel'isola, Clara cantante e attrice, ha militato nello storico Canzoniere del Lazio,e la ricerca nel mondo femminile è stata per molto tempo la sua chiave di lettura.  Daniela Zedda è una fotografa e ritrattista, ha cominciato con la nera, oggi e' una riconosciuta ritrattista. Mariagrazia Oppo vive a Roma; il suo lavoro di artista visiva si esprime tra natura e tecnologia. Infine Lia Careddu dal teatro Alfieri,la sua storia ponte tra passato e futuro

Sardegna andata e ritorno, 23

Una festa dedicata al grano: mietitura, trebbiatura, panificazione. Le immagini seguono dettagliatamente le fasi salienti legate alla raccolta del grano con l'utilizzo di falci a "s'antiga", come facevano i nostri nonni. Tutto si svolge come un tempo, compresa la celebrazione della Santa Messa nei campi, durante la quale viene impartita la benedizione propiziatrice di un raccolto abbondante.

Festa regionale della mietitura

Racconto di testimoni diretti della vita da contadini nel cuore della Sardegna. Nel quarto episodio si
parla di due fattori importanti: da un lato la loro incredulità e soddisfazione di essere riusciti sopravvivere a condizioni di vita molto dure, dall’altro il loro orgoglio di aver fatto parte di una
comunità coesa, con un forte senso di appartenenza e con la felicità di essere stati amici. Un racconto per molti aspetti incredibile alla luce dello stile di vita attuale. In tutti nessun rimpianto e gioia nel ricordare momenti di grande amicizia.

Abbiamo visto il nostro tempo cambiare senza saperlo immaginare

Dai testimoni diretti il racconto della vita dei contadini nel cuore della Sardegna.
Nel secondo episodio, i protagonisti raccontano della struttura economica e sociale di un tempo e della necessità di ricorrere al baratto,
vista la totale mancanza di denaro. Un racconto per molti aspetti incredibile, specialmente alla luce dello stile di vita attuale.
In tutti nessun rimpianto e tanta gioia di ricordare momenti di grande amicizia.

Servire per una misura di grano

Un giovane esce di casa, o forse vi ritorna dopo una notte insonne. Durante il tragitto che lo porta a camminare per la città di Cagliari, ripassa mentalmente un lettera da scrivere a un amico partito da tanto tempo. Ma la fine della lettera, e della passeggiata, tiene in serbo un’amara sorpresa.

Chinotto

E’ nella manualità del lavoro, frutto di un’esperienza consolidata nei secoli, che si conserva il valore più profondo di una cultura. Perché il ritmo e il tempo del gesto riflettono spesso quell’originario rapporto con la natura che segna il carattere e la mentalità dei popoli. Nei mestieri antichi si può cogliere così lo stretto legame che esiste tra la modernità e la tradizione. Essi sono una testimonianza precisa del mutato senso del tempo e del valore perduto della capacità manuale, quell’abilità che si imparava attraverso l’osservazione continua del gesto ripetuto.

Il lavoro e la tradizione

Nella sua vita la signora Giovanna Matza si è sempre data da fare, dimostrando spesso notevole spirito di iniziativa. Fin da piccola ha contribuito al bilancio familiare dividendo il suo tempo tra il lavoro nei campi e le incombenze domestiche. In età adulta prende la licenza per vendere il pesce come ambulante, attività che esercita per 27 anni. Parla inoltre dei  cambiamenti avvenuti nel paese di Suelli in rapporto al modo di vivere di un tempo. Racconta altresì delle feste, degli usi religiosi e delle credenze popolari.

Suelli, intervista a Matza Giovanna

All’età di 7 anni Giulio Podda inizia a lavorare come pastore. Avviato dal padre (contro la sua volontà) al mestiere di calzolaio, dopo qualche tempo torna alla campagna, lavorando presso alcuni grossi proprietari terrieri del paese. Il suo racconto prosegue con episodi relativi al lavoro nelle saline di Macchiareddu ed agli anni del servizio militare (guerra d’Africa). Sotto le armi contribuisce alla fabbricazione di mattoni in fango per i tedeschi e racconta la tecnica di realizzazione di questo materiale usato in Campidano soprattutto per le abitazioni civili.

San Sperate, intervista a Podda Giulio

Il signor Marcello Uccheddu è sempre stato una persona attiva e piena di interessi. Nella prima giovinezza ha lavorato come calzolaio ed in seguito, dopo essere emigrato a Torino, è diventato operaio specializzato. Nel tempo libero coltiva ancora le sue due grandi passioni: la caccia grossa e la poesia della quale offre un esempio, recitando alcuni versi autografi dedicati alla bandiera dei quattro mori.

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