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Viandante

Titolo: Viandante
Autore: Ballero Antonio
A cura di: Ilisso Edizioni S.r.l.
Editore: Ilisso Edizioni S.r.l.
Luogo di pubblicazione: Nuoro
Agenzia di digitalizzazione: Ilisso Edizioni S.r.l.
Raccolta: Fondo Ballero, Ilisso
Tratta da: M. Fois, S. Novellu, “Antonio Ballero. Lo sguardo fotografico del pittore”, Nuoro, Ilisso, 2007
Argomento: Storia e tradizioni
Data di realizzazione: sec. XIX ultimo decennio - sec. XX primo trentennio
Proprietario della risorsa: Ilisso Edizioni S.r.l.
Locazione della risorsa: Archivio Ilisso - via Guerrazzi, 6 - 08100 Nuoro
Didascalia: Viandante
Descrizione: A prescindere dal muro di cinta alle spalle del soggetto, non sono presenti elementi utili alla localizzazione dell’immagine.
In compenso la tipologia delle vesti è interessante, in particolare la foggia e la modalità d’uso del pastrano di lana.
Note: Non è possibile indicare con certezza il comune di riferimento della risorsa, è però possibile ascriverla all'area del nuorese, sia per la tipologia delle vesti che per lo studio delle vicende biografiche di Ballero. «Mettono di vantaggio sopra il colletto un’altra roba a maniche, ed è forse l’antica veste gabinia ch’essi chiamano su cabanu. Cotesto vestimento è nero di drappo di lana cruda che dicesi per loro foresi. Le maniche son larghe e rimboccate per lo più con manicotto di velluto, e simile di velluto sono le mostre, gli spicchi de’ gheroni, e le guardie delle tasche terminate a fioraliso, e profilate di cordoncin bruno e violetto. Al collo ha un fermaglio d’una mascheretta d’argento con catenuzze che s’innanellano ad un gangherello di fronte. I soppanni de’ rovesci sono tutti piccati d’impunture reticolate con garbo, e le bande vanno dolcemente salendo alle spalle, e riversandosi in un cappuccio tondeggiante. Questo però è il gabbano mozzo, il quale giugne loro a mezzo il ginocchio, e appellanselo sa cabanella, dove il gabbano è una palandrana lunga insino a’ talloni, ed è la palla capulatao il bardo cucullus dei Latini che metteano in viaggio. Ond’è che il cabanu ha dietro un lungo sparato per agio di cavalcare. Il vidi vestire massime ai pastori della Tregenta, e del Logodoro, quando venta, piove o deono passare la notte al sereno: ché tiratisi il cappuccio in capo, e ravvoltisi i lunghi ed ampli faldoni attorno, si rannicchiano sotto una balza, o a più d’un albero ed ivi dormono» (A. Bresciani, "Dei costumi dell’isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali" [1850], Nuoro, 2001, pp. 283-284).